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Venerdì Santo 2007

01/12/2007

Abbiamo camminato dietro al Cristo morto, insieme a Maria sua Madre, icona della Chiesa, meditando i giorni amari della passione, accettata per amore nostro e dell'umanità tutta. Non basta però camminare dietro un simulacro una volta l'anno, dobbiamo camminare sulle orme di Cristo ogni giorno, dobbiamo cioè fare come ha fatto Lui, che dopo averci mostrato il volto di Dio, compassionevole e misericordioso, l'ultima sera, quella del tradimento di un amico, ci ha dimostrato tutto il suo amore consegnandoci un testamento che solo un Dio, che aveva assunto la nostra carne, ci poteva lasciare.
Scegliendo l'ultimo posto nella scala sociale, quello del servo, ci ha lavati i piedi, dicendoci di fare altrettanto, per avere parte con Lui, e si è fatto mangiare, per restare sempre con noi, e avere così noi la forza di essere come Lui.
Infatti solo chi si lascia assimilare da Lui diventa suo discepolo.
Non infatti chi dice "Signore, Signore, o pone gesti di dubbia religiosità, a volte solo per apparire, ma chi fa ciò che il Cristo ha fatto, ne continua nella storia la presenza.

Non è un morto che questa sera piangiamo, ma il Crocifisso-Risorto, il vincitore, che è passato attraverso la prova dura dell'apparente sconfitta per annunciare a noi il mondo nuovo, che si stagliava all'orizzonte.
La Pasqua è infatti la novità assoluta, l'inizio dell'umanità nuova fondata non sull'egoismo, la sopraffazione, la sete di potere e di denaro, ma l'umanità, che alla scuola di Gesù, si fa pane spezzato per la fame del mondo, sceglie cioè di servire piuttosto che essere servita ed è tutta protesa alla costruzione di una società dove il più debole è al primo posto.
Purtroppo non possiamo dire che sia ancora la società in cui viviamo, società che ama definirsi cristiana ma che cerca smodatamente di apparire, dove quel che conta è l'immagine esteriore, il più delle volte inseguita a danno dei più deboli.

Conservando tradizioni, come la processione del Venerdì Santo e l'incontro di Gesù Risorto con la Madre, vogliamo lasciarci interpellare in profondità per farci cambiare la vita, nostra e della nostra città.
La Pasqua è infatti il cuore della nostra fede, perché è la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte.
E' invito radicale a cambiar vita, perché può stare nel luogo santo, come ci ha ricordato domenica il papa, solo chi ha mani innocenti e cuore puro. Le mani innocenti sono quelle che non si macchiano di gesti di violenza, non solo fisica ma anche morale e psicologica, che non si sporcano con la corruzione e la sopraffazione, che non cercano il proprio tornaconto facendo versare lacrime di sangue ai più fragili. Cuore puro è il cuore che non finge e non si macchia di menzogna e di ipocrisia, che non conosce doppiezza.
Il cuore è puro quando l'amore è vero e non soltanto passione di un momento. Solo sulle orme di Gesù si ottengono le mani innocenti e il cuore puro. Non può dirsi discepolo del Crocifisso-Risorto chi usa il potere per umiliare, per ricattare, per estorcere consenso, chi si serve del bisogno, e perfino del dolore degli altri, per il proprio tornaconto. E questo tra di noi succede.
C'è gente, come ci ricordava il Vescovo nella Visita pastorale, che è dipendente a vita per ricevere, quando lo riceve, per benevola concessione ciò che gli spetta per diritto.
I veri discepoli di Gesù hanno scelto di stare accanto agli innumerevoli crocifissi della storia, accanto agli umiliati, accanto ai defraudati dei più elementari diritti, per ricordare a tutti che ogni forma di clientelismo è offesa grave alla dignità dell'uomo, è l'antipasqua, è regresso storico, è attentato alla vera civiltà, che si fonda sull'amore e la giustizia.
Accogliamo l'invito del Risorto a mettere le nostre mani nel suo costato trafitto, e ci accorgeremo che le nostre mani sono sporche e il nostro cuore è impuro, perché scorgeremo quelle situazioni di sofferenza che normalmente cerchiamo di sfuggire e di dimenticare. Se sapremo volgere anche noi lo sguardo sincero verso Colui che hanno trafitto, potremo dire anche noi, ai piedi della croce, con il Centurione: "veramente costui era figlio di Dio" e allora la nostra vita cambierà e riconosceremo che la storia, che Dio va realizzando, non è quella dei prepotenti ma dei poveri che si rialzano, dei miti che non usano gli altri ma li servono, dei puri di cuore che pronunziano parole vere e leali, dei misericordiosi che hanno il cuore aperto al povero e non piegato verso il potente.
Certo, Gesù ci insegna che c'è un prezzo da pagare, ma è questo prezzo che dà speranza al mondo. E' la Pasqua, cioè il passaggio, dalla schiavitù alla libertà.